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Curiositá

27 gennaio: ricordare per non ripetere. Il significato profondo della Giornata della Memoria

Ogni anno, il 27 gennaio, il mondo si ferma per celebrare la Giornata della Memoria, un momento di riflessione collettiva per commemorare le vittime dell’Olocausto. Questa data non è stata scelta casualmente: il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, il più grande e tristemente noto tra quelli costruiti dal regime nazista. Quel giorno, il mondo scoprì l’orrore in tutta la sua brutalità, e fu impossibile ignorare la portata del genocidio perpetrato nei confronti di milioni di ebrei, oltre ad altre categorie di persone perseguitate, tra cui rom, omosessuali, disabili e oppositori politici.

vigodarzerenet.it – Giornata della memoria, 27 gennaio

L’istituzione della Giornata della Memoria avvenne ufficialmente nel 2005, quando le Nazioni Unite approvarono una risoluzione per rendere il 27 gennaio una ricorrenza internazionale. Tuttavia, in Italia la data era già stata riconosciuta nel 2000, con una legge che sanciva l’importanza di ricordare le vittime dell’Olocausto e di contrastare ogni forma di negazionismo e indifferenza. L’obiettivo non è solo commemorativo, ma anche educativo: la storia deve essere tramandata affinché gli orrori del passato non possano ripetersi nel futuro.

La Giornata della Memoria rappresenta molto più di un semplice ricordo. È un monito per le generazioni future, un invito alla consapevolezza e alla responsabilità. Il rischio più grande, infatti, è che con il passare del tempo il ricordo di quegli eventi si affievolisca, lasciando spazio all’ignoranza e all’indifferenza. Per questo motivo, le testimonianze dei sopravvissuti hanno un valore inestimabile: raccontano non solo il dolore e la sofferenza, ma anche la capacità di resistere, di sperare e di ricostruire.

Esiste la giornata della memoria negli altri paesi?

In tutto il mondo, il 27 gennaio è scandito da cerimonie, incontri, letture e momenti di riflessione. Scuole, istituzioni e comunità si uniscono per rievocare le storie di chi ha vissuto sulla propria pelle l’orrore dei campi di sterminio. Uno degli elementi centrali di questa commemorazione è la voce di chi è sopravvissuto, come Primo Levi, Liliana Segre, Elie Wiesel, e tanti altri testimoni che hanno dedicato la loro vita a raccontare ciò che è stato, affinché nessuno possa dire “non lo sapevo”. I loro racconti sono la prova tangibile di un passato che non può essere dimenticato, ma soprattutto una lezione che ci riguarda tutti.

La Giornata della Memoria, celebrata il 27 gennaio, è un momento di riflessione globale dedicato al ricordo delle vittime dell’Olocausto. Istituita ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 2005, questa data è stata scelta perché il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, svelando al mondo intero l’orrore del genocidio nazista. Se in molti Paesi questa ricorrenza è stata adottata come il principale giorno di commemorazione della Shoah, in altri esistono celebrazioni parallele, spesso legate a eventi storici specifici che hanno segnato la storia della persecuzione ebraica.

Israele e USA

In Israele, ad esempio, la giornata dedicata al ricordo dell’Olocausto è lo Yom HaShoah, che cade tra aprile e maggio, secondo il calendario ebraico. È una commemorazione particolarmente sentita, in cui l’intero Paese si ferma al suono delle sirene, mentre la gente si alza in piedi in segno di rispetto, persino nelle strade e nei luoghi pubblici. Negli Stati Uniti, invece, il ricordo dell’Olocausto viene inserito all’interno della Holocaust Remembrance Week, una settimana interamente dedicata alla memoria, organizzata con il supporto dello United States Holocaust Memorial Museum.

Regno Unito e Francia

Nel Regno Unito, il 27 gennaio è riconosciuto ufficialmente come Holocaust Memorial Day, e ogni anno si svolgono eventi commemorativi con la partecipazione di autorità e istituzioni. Anche in Francia, la stessa data è un punto di riferimento per la memoria collettiva, sebbene il Paese ricordi anche il 16 luglio, anniversario della famigerata retata del Velodromo d’Inverno del 1942, quando migliaia di ebrei parigini furono arrestati e deportati nei campi di sterminio.

Germania e Polonia

In Germania, il 27 gennaio è ufficialmente riconosciuto come il giorno della memoria per le vittime del nazismo, ma il Paese ricorda l’Olocausto anche in altre occasioni, come l’anniversario della Notte dei Cristalli, il pogrom del novembre 1938 che segnò l’inizio della persecuzione su vasta scala contro gli ebrei. In Polonia, oltre alla commemorazione della liberazione di Auschwitz, il 19 aprile è una data altrettanto significativa, poiché ricorda la Rivolta del Ghetto di Varsavia del 1943, uno degli episodi di resistenza più eroici contro l’oppressione nazista.

Russia

Anche la Russia commemora la Shoah il 27 gennaio, ma dedica particolare attenzione al 27 aprile, giorno in cui l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Sachsenhausen.

America Latina

Nell’America Latina, invece, la memoria dell’Olocausto viene onorata in diverse forme. In Argentina, ad esempio, il 19 aprile è stato scelto come Giornata dell’Olocausto e della Prevenzione dei Crimini Contro l’Umanità, proprio in ricordo della Rivolta del Ghetto di Varsavia, un evento simbolo della resistenza ebraica.

Il ruolo dell’educazione delle nuove generazioni

Il ricordo della Shoah, dunque, non è legato a una sola data universale, ma assume diverse forme in base alla storia e alla sensibilità di ciascun Paese. Ciò che accomuna tutte queste commemorazioni è l’intento di educare le nuove generazioni, affinché l’orrore del passato non venga dimenticato e non possa mai più ripetersi. La memoria, in questo senso, non è soltanto un esercizio storico, ma un monito costante contro l’odio, il razzismo e la discriminazione, che ancora oggi trovano terreno fertile in molte parti del mondo. Se il 27 gennaio è il simbolo più noto di questo impegno collettivo, ogni Paese ha scelto di custodire il ricordo attraverso le proprie pagine di storia, rendendo la memoria un dovere e una responsabilità condivisa.

Auschwitz e gli altri campi di concentramento non sono solo pagine di storia, ma simboli di ciò che l’umanità è stata capace di compiere quando ha smesso di vedere nell’altro un essere umano. La Giornata della Memoria ci obbliga a chiederci quanto sia fragile il confine tra civiltà e barbarie, tra umanità e disumanità. Non si tratta solo di ricordare il passato, ma di interrogarci sul presente e sul futuro. I fenomeni di odio, razzismo e discriminazione non appartengono solo alla Storia, ma sono ancora vivi sotto forme diverse e, in alcuni casi, più subdole.

È quindi fondamentale che questa giornata non sia solo un rito annuale, ma un’occasione per educare e sensibilizzare. La memoria deve trasformarsi in azione, in responsabilità collettiva. Non basta ricordare, bisogna trasmettere il valore della libertà, della tolleranza e della dignità umana. Solo così si può davvero onorare la memoria di chi ha sofferto e di chi ha perso la vita.

Il 27 gennaio non è solo una giornata di ricordo, ma un impegno. Un impegno a non chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie, a non girarsi dall’altra parte quando si vedono soprusi e violazioni dei diritti umani. La memoria non è un dovere formale, ma una responsabilità morale, che ci riguarda tutti, ogni giorno.

Delania Margiovanni

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