Ci sono delle caratteristiche uniche che riescono a rendere ogni città differente dalle altre, a Padova ad esempio ci sono tre cose che mancano di ciò che nel resto del mondo le caratterizza: ecco di cosa si tratta.
Solo viaggiando e visitando a fondo una città si possono conoscere gli aspetti più caratteristici, imparare usi e costumi, abituare l’orecchio alla cadenza e all’accento, comprenderne il dialetto e i modi dire colloquiali, gustare le prelibatezze della cucina locale e conoscerne le regole non scritte.

Ci sono però cose che finiscono per diventare identificanti di un luogo, un esempio sono i monumenti riconoscibili come il Colosseo a Roma, la Torre di Pisa, il Duomo di Milano, il teatro greco di Verona, la Valle dei Templi ad Agrigento, che sono diventati con il tempo simboli delle città in cui si trovano.
A volte può trattarsi di una caratteristica paesaggistica, come nel caso dei vulcani per Napoli e Catania, della Laguna per Venezia o delle terme naturali di Saturnia. Altre volte si tratta di una caratteristica tipica di chi abita quelle città, come la simpatia innata degli emiliani, l’ironia cinica dei toscani, l’attaccamento alla propria terra e alle proprie tradizioni dei liguri.
Tra le caratteristiche che distinguono Padova dal resto d’Italia e del mondo ce n’è una che consiste nella mancanza, peculiarità che ha fatto nascere la definizione di “città dei tre senza”. Un qualcosa di assolutamente insolito, quasi ossimorico, visto che a caratterizzare qualcosa solitamente è un particolare in più, differente dal resto.
Perché Padova è conosciuta come la città dei “Tre senza”
In realtà la particolarità a cui facciamo riferimento rientra perfettamente nella definizione di “caratterizzante” che abbiamo delineato poco fa. Perché l’assenza di cui parliamo è un qualcosa che rende differente da tutto il resto che c’è di simile nelle altre città del mondo.

Il primo “senza” dei tre che ha contribuito a creare questa definizione è il Santo patrono di Padova: Sant’Antonio. I fedeli di questo religioso che ha vissuto gli ultimi giorni della sua esistenza proprio a Padova (città in cui è anche stato sepolto) lo venerano come “Il Santo” per rimarcare la connessione e il rispetto per la sua figura, elevata al di sopra di tutti gli altri santi.
Il secondo “senza” riguarda lo storico Caffè Pedrotti, luogo d’incontro per intellettuali e politici che rimaneva aperto giorno e notte. Proprio questa sua caratteristica lo rese noto come il “Caffè senza porte”, una politica aziendale che venne interrotta solo nel periodo della Grande guerra.
Il terzo è la piazza conosciuta come Il Prato della Valle. Luogo adibito alla vendita e agli scambi commerciali, questa immensa piazza – una delle più grandi d’Europa – non presentava né aiuole né alberi, da qui la definizione di “Prato senza erba” con cui divenne nota ai più.