Dobbiamo saperci difendere dagli attacchi che arrivano dal web riconoscendo la nuova truffa in atto che viaggia veloce e fa perdere soldi.
Facile riconoscere le e-mail trappola con link e allegati da scaricare quando si sa cosa cercare e a cosa fare attenzione. Più difficile distinguere raggiri più complessi come quelli che hanno come protagoniste le criptovalute.
I criminali informatici sono persone con grande fantasia oltre che eccellenti capacità tecnologiche. Riescono ad elaborare periodicamente nuove truffe per colpire ignare vittime e rubare loro soldi e dati personali da sfruttare per raggiungere biechi scopi. Potrebbero utilizzare queste grandi abilità per qualcosa di costruttivo per la società e per gli altri ma scelgono di pensare al proprio benessere raggirando chi a fatica riesce ad accumulare dei risparmi.
Gli attacchi arrivano via e-mail oppure sms ma ci sono anche la false chiamate volte a circuire il malcapitato di turno. Poi ci sono trappole meglio articolate che fanno leva sul desiderio di alti guadagni resi possibili oggigiorno grazie al trading online e, in particolare, agli investimenti nelle criptovalute. Ebbene la truffa che circola da diverse settimane è legata proprio alle imposte che si dovrebbero corrispondere sui guadagni derivanti dalle criptovalute.
Obiettivo dei cybercriminali è rubare con l’inganno denaro e dati sensibili delle vittime. Bisogna diffidare di chi promette guadagni elevati e fare attenzione alla piattaforma utilizzata per i presunti investimenti vincenti. I malintenzionati dirottano verso siti poco affidabili o inesistenti creati appositamente per raggirare gli utenti. Il malcapitato investirà denaro credendo in un facile guadagno ma si ritroverà, invece, senza soldi perché le dashboard sono manipolate e fanno vedere un falso incremento del capitale.
La truffa prevede che le vittime certe di ottenere i profitti paghino un’imposta per sboccare e ritirare i fondi. Dato che in Italia è realmente prevista l’imposta del 26% sulle plusvalenze maturate all’estero è facile per l’utente cadere nel raggiro. Per evitare la trappola bisogna ricordare che le società di trading con residenza fiscale fuori dall’Italia non possono operare come sostituto d’imposta. Il contribuente dovrà dichiarare il reddito nella dichiarazione dei redditi e così versare le tasse.
Inoltre le società di trading che operano in Italia devono pagare le imposte sui guadagni ottenuti dalle criptovalute e, dunque, bonificare all’utente la cifra netta senza chiedere altre operazioni all’investitore. Nemmeno le commissioni di sbocco sono legittime, nessuna piattaforma affidabile le chiede. Attenzione anche ai falsi contributi antiriciclaggio per un adeguamento alla normativa vigente e alle commissioni da pagare su transazioni mai effettuate sulla blockchain. Sono tutte truffe da segnalare immediatamente alle Autorità competenti come la Polizia Postale.
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