Una truffa orchestrata a regola d’arte da due uomini e due donne: tra le vittime, anche una bambina di soli 5 anni.
Le innovazioni tecnologiche, per quanto abbiano favorito le più comuni azioni quotidiane, hanno implicato lo sviluppo di una nuova strategia criminale. Il cellulare rende qualsiasi soggetto reperibile a qualsiasi ora del giorno e non è semplice individuare una potenziale truffa da un interlocutore onesto.
Pensiamo al recente allarme per il messaggio che recita: “Ciao papà, ho il telefono rotto. Mi richiami a questo numero?” – rivelatosi fasullo. È importante prestare molta attenzione a chi ci contatta tramite lo smartphone e soprattutto evitare categoricamente di concedere dati sensibili. Porre un quesito in più e lasciarsi governare da un prudente sentimento di scetticismo, è questo che consigliano le forze dell’ordine.
Venerdì 28 febbraio, presso il Comune di Correzzola (Padova), una residente di 60 anni stava trascorrendo del tempo insieme al marito e alla nipote di 5 anni. Ha ricevuto improvvisamente una telefonata da parte di un uomo che si spacciava per il colonnello dei carabinieri. Quest’ultimo le ha comunicato che il padre aveva investito una donna incinta di 8 mesi. La signora, spaventata ed angosciata da quanto appreso, ha passato il telefono al marito, che si è dunque recato presso l’ospedale come indicato dal presunto colonnello.
A quel punto, rimasta sola, la vittima è stata contattata nuovamente da un finto avvocato che le ha chiesto 12mila euro per consentire al padre di lasciare il carcere. La donna non aveva a disposizione una tale cifra in casa ed ha quindi accumulato in una busta alcuni gioielli di valore, tra cui due fedi, collane, bracciali ed orecchini d’oro. Rimasta sola con la nipote di cinque anni, è stata raggiunta da una donna nel pomeriggio, la quale avrebbe dovuto ritirare il frutto della truffa.
Le forze dell’ordine l’hanno individuata all’ingresso dell’abitazione della sessantenne, identificando per altro una seconda figura femminile che faceva da palo in prossimità della macchina. Entrambe sono state condotte in Questura ed arrestate per tentata estorsione. Si è poi scoperto che la finta collaboratrice del presunto avvocato vantava precedenti per truffa ed era già stata sottoposta all’obbligo di dimora, violando la disposizione del giudice.
La complice era invece incensurata. Entrambe originarie di Napoli, sono state condotte presso la Casa Circondariale di Verona a disposizione della Procura di Padova. La vittima non è stata derubata di nessun oggetto di valore ed ha quindi sventato il peggio grazie al pronto intervento delle forze dell’ordine.
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