La presenza sempre più invasiva di questo animale spaventa i residenti: allarme in tutta la Provincia di Padova.
Quando una specie si riproduce velocemente, contando diversi esemplari per cucciolata, può diventare un problema per la gestione della sicurezza pubblica. Sopraggiunge poi un quesito etico, che vede la denuncia degli animalisti e di tutti coloro che intendono preservare il patrimonio faunistico italiano. Pensiamo ad esempio ai 1500 cervi del Parco dello Stelvio che dovrebbero essere abbattuti in cinque anni oppure agli orsi che dominano le foreste del Trentino Alto-Adige.
Si richiede un’educazione alla convivenza, pensiero che purtroppo non è tollerato da molti residenti delle aree coinvolte. Il medesimo dubbio amletico si è verificato in Provincia di Padova, dove gli operatori locali hanno registrato una proliferazione improvvisa di un esemplare apparentemente innocuo, ma potenzialmente pericoloso per le produzioni agricole.
Un esemplare apparentemente innocuo, che tuttavia danneggia infrastrutture e produzioni agricole locali. Le autorità, consapevoli del problema sempre più invasivo, hanno implementato i servizi di gestione, con l’obiettivo di ridimensionarne almeno in parte la proliferazione incontrollata. “Occorre una task-force composta da tutte le forze in campo, comprese le associazioni di categoria e venatorie” – afferma Eleonora Mosco, consigliera provinciale con delega alla Polizia Provinciale.
Serve, continua Mosco, “un’azione coordinata e tempestiva”. Solo nel 2024 sono stati registrati quasi 2mila abbattimenti dell’animale, una cifra che sicuramente è in calo, ma che non basta a soddisfare le preoccupazioni dei residenti e dei soggetti coinvolti. La specie continua comunque a dominare le aree paludose e pianeggianti, con una cucciolata che in media conta circa quattordici esemplari per femmina all’anno. Sono, per il momento, 260 gli operatori chiamati a regolare la sua diffusione sul territorio.
Attualmente il Piano regionale di eradicazione consente a chiunque possieda una licenza di caccia o armi di libera vendita di intervenire personalmente, soprattutto laddove si individui un esemplare notoriamente tendente a danneggiare reti arginali, strade e così via. Questo ha però prodotto un certo allarmismo, manifestato soprattutto dalle comunità di animalisti, che sostengono legittimamente che un “liberi tutti” potrebbe rivelarsi molto pericoloso per la fauna del luogo.
Inoltre, nonostante il monitoraggio e l’abbattimento autonomo, l’animale continua a diffondersi in tutta la Provincia di Padova. Non parliamo di una specie pericolosa: si tratta semplicemente di nutrie. Ciò nonostante Mosco ha ribadito la necessità di un intervento repentino. La prossima riunione sarà organizzata per stabilire alcune linee guida, in modo tale da coinvolgere enti pubblici e privati. L’obiettivo è quello di riequilibrarne la presenza in tutta la provincia.
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